Scritto da  2015-02-15

LA FAME INFORMATICA DELLA MONSANTO

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LA FAME INFORMATICA DELLA MONSANTO
Image by Giulio Zucchetto
Monsanto si è imposta nel mercato mondiale come leader della biotecnologia agraria, diventando il più̀ grande produttore al mondo di sementi OGM. Ora, per fronteggiare il calo dei profitti, si appresta ad una nuova rivoluzione: diventare un’azienda informatica, facendo fruttare la grande quantità di dati seminati nei suoi immensi database, rielaborandoli e vendendoli. La campagna comunicativa della multinazionale americana ci suggerisce che l’obiettivo è aiutare gli agricoltori a fronteggiare i cambiamenti climatici, proponendo l’unione di forze tra informatica e scienza genetica: ebbene, a che prezzo?


Fondata nel 1901 a St. Louis nel Missouri, la storia della Monsanto è un capolavoro di camaleontismo: esordì con un dolcificante artificiale, per dedicarsi successivamente a prodotti chimici industriali. Nel secondo dopoguerra diversificò progressivamente la sua produzione, passando per detersivi, il noto insetticida DDT e il defoliante agente Arancio (usato anche nella guerra del Vietnam); ed ancora, dagli anni settanta, luci a led e plastiche, per citare alcuni esempi. Negli anni ottanta la svolta più importante verso la biotecnologia.
Un curriculum di tutto rispetto, ed è curioso intravvedere in questa spinta tipicamente americana alla “Zio Paperone” lo spirito necessario per fronteggiare i cambiamenti climatici e le loro conseguenze. In fondo non crea nemmeno stupore, in un panorama contemporaneo nel quale noti guerrafondai entrano nella rosa dei candidati per il premio Nobel per la pace.

La Monsanto sta dunque lavorando per creare un database di dati agricoli e climatici, con l’intento di rielaborarli e venderli: una vera e propria mappatura del territorio americano (e successivamente) mondiale, con l’intento di raggiungere il monopolio nella gestione di questi Big Data.
La svolta è stata nel 2013, quando la multinazionale americana acquistò per una cifra considerevole la Climate Corporation, azienda operante nella raccolta e rielaborazione di dati climatici e agricoli: attualmente è disponibile un’app per smartphone, che mappa tutti i terreni agricoli statunitensi, fornendo informazioni in tempo reale su quali accorgimenti utilizzare per la miglior resa del terreno e del raccolto.
Questo esempio ci mostra come la tendenza sia di sostituire progressivamente, alla tradizione e alla sedimentata esperienza del contadino, dati veicolati e manipolati da un software, gestito dall’interesse di un monopolio. Ma non dimentichiamo, stiamo parlando di prodotti primari, un settore il cui controllo è altamente strategico.

Se ad una prima analisi, l’innovazione può sembrare un valido supporto allo sforzo di un agricoltore, ad una riflessione più attenta non si può non scorgere come questo strumento impoverisca di fatto le capacità di un sapere culturale millenario, rendendolo potenzialmente e progressivamente dipendente dal know how di un software. Questo è in stretta analogia a quanto accade con le sementi geneticamente modificate, che costringono il coltivatore a rifornirsi dall’azienda detentrice del brevetto, anziché ricorrere alle sementi naturalmente prodotte. E tutto in nome di un prodotto bionico.

E’ utile ricordare che l’indebolimento di molti terreni agricoli, e annessi prodotti naturali, ha tra i principali responsabili l’uso intensivo di pesticidi chimici e le monocolture intensive, pratiche patrocinate e promosse da queste stesse aziende che ora vogliono proporre una soluzione, in nome di una produttività più resistente. Pacchetto all inclusive: produciamo la malattia e pure la cura.
Sono molte le riflessioni che si potrebbero aprire, sui i pro e i contro. Rimane il fatto che la raccolta e rielaborazione di dati è una potente forma di controllo, soprattutto lì dove s’intravvede la possibilità di un monopolio. Anche di fronte a quelle realtà nazionali, contrarie all’OGM, una conoscenza specifica può portare gli spin doctors dei colossi del biotech ad un lento e costante lavoro di lima: una mano tesa al fronte istituzionale, per proporre prodotti specifici ed in vasta scala, operativi nella risoluzione delle problematiche agricole.
Questo circolo vizioso viene alimentato dal miraggio di un guadagno immediato: come se non ci fosse un domani, immemori delle responsabilità che abbiamo nei confronti di una terra già altamente sfruttata.

Questo blog non rappresenta in alcun modo una testata giornalistica, in quanto non viene aggiornato periodicamente e perciò non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.

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